Osteopatia Dinamica Evolutiva:
le emozioni
Le emozioni bloccate cambiano la percezione della realtà
Mente e corpo sono due componenti dell’essere umano in costante comunicazione tra loro. I traumi emozionali più disparati, come stress eccessivo, separazioni, lutti, traslochi e quant’altro, inducono nell’organismo cambiamenti subdoli a livello vascolare, nervoso e fasciale, col rischio di sviluppare malattie future. Quando incorriamo in un trauma emozionale le forti emozioni vengono somatizzate nel corpo e mentre la mente si svuota, il corpo non dimentica: nei tessuti, infatti, è registrato tutto il nostro vissuto emozionale, passato e presente. Come diceva Rollin Becker, uno dei padri dell’osteopatia: “Solo i tessuti sanno”.
Le emozioni negative trattenute nel corpo hanno un effetto diretto anche sulla psiche, in quanto modificano i filtri percettivi con cui si osserva la realtà e conseguentemente si agisce. Le azioni quotidiane si consolidano in schemi comportamentali che si ripetono sempre uguali, anno dopo anno, in ogni ambito della propria vita, sia esso relazionale, professionale, economico, affettivo o quant’altro. Un esempio: si cambiano molti partner, ma con nessuno si riesce a portare avanti un rapporto serio e duraturo. Oppure: si cambia in continuazione lavoro ma non si trova la professione che dà soddisfazione e rende felici.
Questo accade perché le emozioni perturbano il sistema limbico, ossia quella parte del cervello che abbiamo in comune col resto dei mammiferi. A queste perturbazioni il nostro sistema mente-corpo reagisce in modo stereotipato, fornendo risposte sempre uguali a sé stesse (coazione a ripetere). In definitiva, le situazioni e i problemi si ripetono in continuazione perché non siamo in grado di guardare la realtà in modo diverso. E non riusciamo a modificare il nostro modo di agire proprio perché ripetiamo, come in un loop infinito, uno schema appreso in passato e ormai consolidato. Tale immobilismo perenne dipende dai vari “blocchi” fisici ed emozionali che si sono accumulati negli anni: le disfunzioni fisiche, le varie compensazioni strutturali e la memoria dei traumi emozionali mantengono il sistema mente-corpo in una situazione di impasse caratterizzata dalla stanchezza e inducono una gestione emozionale non adatta a gestire in modo efficace la situazione che si sta vivendo.
La spia d’allarme: il diaframma toracico
Il nostro organismo risponde allo stress psicofisico indotto da un trauma emozionale incrementando la produzione di adrenalina e noradrenalina, due ormoni rilasciati dalle ghiandole surrenali. Come conseguenza aumenta la frequenza cardiaca e la pressione arteriosa, si smette di respirare col diaframma, il respiro diventa toracico alto, quindi parziale e sempre più corto, e talvolta si comincia a respirare con la bocca anziché col naso. Questo incrementa la tensione sul tratto cervicale della colonna vertebrale, costretto a fare un lavoro che non gli compete: con una respirazione diaframmatica la pancia si alza e si abbassa quando inspiriamo ed espiriamo, ma con una respirazione toracica alta sono le spalle a sollevarsi mentre inspiriamo ed espiriamo. E non per poco, circa diciottomila volte al giorno! Una respirazione parziale comporta anche un minor apporto di ossigeno al cervello e un cervello poco ossigenato farà fatica a concentrarsi, fino a sviluppare eventuali disturbi nei processi cognitivi. Col passare del tempo la mente cercherà di abituarsi alla nuova condizione esistenziale causata dal trauma mettendo in atto diverse strategie adattative, mentre il dolore associato allo shock emozionale subìto andrà somatizzandosi su una zona o un organo specifico del corpo a seconda della reazione del soggetto al trauma subito.
Il diaframma toracico funziona come una sorta di paratia stagna, che trattiene e non fa trapelare i vissuti emozionali traumatici e quando si irrigidisce, in reazione ai traumi emozionali, smette di svolgere appieno la sua funzione muscolare. Proprio per questo si riscontra un diaframma “bloccato” nella maggior parte delle persone. Estendendo l’indagine a tutto il corpo, l’osteopata riesce a percepire in quali zone o organi del sistema mente-corpo è stato somatizzato il trauma emozionale: per esempio, la rabbia repressa e la frustrazione vengono somatizzate nel fegato, la tensione nervosa è trattenuta nello stomaco e problemi relazionali inerenti all’affettività gravano sul cuore. Come conseguenza, l’organo bersaglio va in disfunzione energetica e cambia la sua frequenza di lavoro, smettendo di funzionare correttamente.